Nicola Montella


"Sono sempre stato mosso dalla curiosità della ‘scoperta’, nel significato di conoscere, sia nell’approfondimento degli stili e dei  diversi linguaggi musicali sia nella conoscenza degli  autori e delle epoche in cui le opere sono state generate"

Un disco stupendo, un suono potente, deciso e ricco di passione. Come hai scelto questo repertorio? 

La scelta del repertorio è maturata negli anni. Sono sempre stato mosso dalla curiosità della ‘scoperta’, nel significato di conoscere, sia nell’approfondimento degli stili e dei  diversi linguaggi musicali sia nella conoscenza degli  autori e delle epoche in cui le opere sono state generate. L’intenzione, pertanto, è stata quella di appropriarmi di mondi stilisticamente lontani, passando dall’ innovativo e anticonformistico corpus delle Sonate di Scarlatti, ai procedimenti melodici di Paganini, dalla brillantezza di Llobet, con l’abbandono anche sul piano tecnico di ogni cliché ottocentesco, all’unicità poetica di Coste,  fino ad arrivare alle atmosfere vorticose, allucinate, in alcuni momenti quasi deliranti, dell’Opera 47 di Ginastera.

Chi è l’artista Nicola Montella e dove nasce la tua passione per la chitarra? 

È difficile autodefinirsi, la ricerca di me stesso è ancora in itinere; il tempo, forse, riuscirà a dare una risposta più precisa a entrambi. La musica rende manifesti i tuoi lati nascosti, lasciandoti vedere chi sei veramente, ti mette alla prova, ti coinvolge in continue e intriganti meditazioni. Mi chiedi com'è nata questa passione, il termine passio indica, in senso generico, qualsiasi sentimento, impressione, sensazione che agisce sull’animo, a cui l’animo soggiace. L’amore per lo strumento è aumentato nel tempo, alimentando, in maniera sempre più pressante, il desiderio di dedicare la mia vita alla musica, con l’incognita, da ragazzo, di incanalare il mio percorso di vita nella strada meno immediata e, forse, più pericolosa, specchiando tutti i miei limiti e le mie capacità in quella che è diventata poi la mia inseparabile compagna di vita: la chitarra. 

Chi sono stati i tuoi punti di riferimento?

 Se ti riferisci alla mia formazione nel suo complesso, non posso escludere nessuno. La famiglia, maestri, a partire dagli esordi, gli amici musicisti, con i quali ho scambiato opinioni, discusso, suonato insieme, tutti hanno contribuito a definire i caratteri musicali che oggi mi contraddistinguono. Un significativo tributo, però, lo devo ai maestri, oltre che rilevanti musicisti, alcuni anche compositori, che mi stanno accompagnando negli anni del mio perfezionamento, a partire da Aniello Desiderio, Frédéric Zigante, Paolo Pegoraro, Carlo Marchione, Adriano del Sal, Lucio Matarazzo, fino ai tanti bravi chitarristi incontrati nel corso degli anni. Sono per me importantissimi, inoltre,  i numerosi allievi incontrati nelle masterclasses o nei licei dove lavoro, quando si trasferiscono le proprie conoscenze nell’insegnamento, infatti, si ha modo di verificare con immediatezza la bontà o meno delle proprie elaborazioni, sperimentando soluzioni versatili a seconda delle sensibilità e delle caratteristiche di ciascun allievo. 

Recentemente hai riscosso molti successi in competizioni internazionali. Come prepari un concorso? 

Cerco di osservarmi in terza persona, mi ascolto molto, nel tentativo di riuscire a ritrovarmi simbioticamente nel messaggio che l’autore intendeva lasciare attraverso la sua partitura. Per suonare, con l’intento di essere convincente, indipendentemente dalle manifestazioni concorsuali, occorre, necessariamente, di varcare la barriera dello studio fine a se stesso, bisogna condividere lo spirito del brano con cui ci si cimenta, sentirlo proprio, fino ad amalgamare le emozioni che genera con quelle che hanno spinto l’autore a comporlo, per poi trasportare i due mondi nell’esecuzione.

Quale repertorio prediligi? 

Come ho già detto in precedenza, mi piace attraversare i diversi piani e i diversi stili musicali, anche se la musica romantica l’avverto, in questa fase della mia vita, più vicina alla mia sensibilità espressiva.

Che  chitarra suoni?

Da quasi un anno sono passato da un bellissimo strumento, con tavola in cedro e fasce e fondo in palissandro, del rinomato liutaio campano Marseglia, a una chitarra, con tavola in abete e fasce e fondo in palissandro, modello 40 aniversario especial, del  famoso liutaio spagnolo Paco Marìn.

Quali consigli daresti a chi inizia adesso a studiare la chitarra classica?

Consiglio a ognuno di seguire le proprie inclinazioni nel modo più vero e partecipato possibile, senza mai tralasciare lo studio metodico, in modo da dominare le problematiche tecniche, con la finalità di raggiungere una libertà espressiva che non sia schiava della difficoltà. Consiglierei, inoltre, di ascoltare la musica non solo per il piacere che essa genera, ma con l’intento di esplorarla  come fondamentale forma di conoscenza. 

Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

Mi sto dedicando a un programma da concerto tematico, incentrato in una prima parte sulle musiche di Napoléon Coste e una seconda parte sulle grandi Sonate contemporanee. A Napoléon Coste mi piacerebbe dedicare, inoltre, la mia prossima incisione, magari suonando una chitarra a sette corde, ma per ora è solo un’idea.


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